Replying to LA LEGGENDA DEL PIAVE

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  1. Posted 24/2/2012, 16:49


    "La Leggenda del Piave"

    Il Piave mormorava,
    calmo e placido, al passaggio
    dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
    l'esercito marciava
    per raggiunger la frontiera
    per far contro il nemico una barriera...

    Muti passaron quella notte i fanti:
    tacere bisognava, e andare avanti!

    S'udiva intanto dalle amate sponde,
    sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
    Era un presagio dolce e lusinghiero,
    il Piave mormorò:

    «Non passa lo straniero!»

    Ma in una notte trista
    si parlò di un fosco evento, *
    e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
    Ahi, quanta gente ha vista
    venir giù, lasciare il tetto,
    poi che il nemico irruppe a Caporetto! **

    Profughi ovunque! Dai lontani monti
    Venivan a gremir tutti i suoi ponti!

    S'udiva allor, dalle violate sponde,
    sommesso e triste il mormorio de l'onde:
    come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
    il Piave mormorò:

    «Ritorna lo straniero!»

    E ritornò il nemico;
    per l'orgoglio e per la fame
    volea sfogare tutte le sue brame...
    Vedeva il piano aprico,
    di lassù: voleva ancora
    sfamarsi e tripudiare come allora...

    «No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti,
    «Mai più il nemico faccia un passo avanti!»

    Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
    e come i fanti combatteron l'onde...
    Rosso di sangue del nemico altero,
    il Piave comandò:

    «Indietro va', straniero!»

    Indietreggiò il nemico
    fino a Trieste, fino a Trento...
    E la vittoria sciolse le ali al vento!
    Fu sacro il patto antico:
    tra le schiere, furon visti
    Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...

    Infranse, alfin, l'italico valore
    le forche e l'armi dell'Impiccatore!

    Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
    E tacque il Piave: si placaron l'onde...
    Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
    la Pace non trovò
    né oppressi, né stranieri!

    *********************************************************************
    *********************************************************************


    Luigi Mercantini, 1859
    L'INNO DI GARIBALDI

    1. Si scopron le tombe, si levano i morti
    i martiri nostri son tutti risorti!
    Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
    la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:
    corriamo, corriamo! Sù, giovani schiere,
    sù al vento per tutto le nostre bandiere
    Sù tutti col ferro, sù tutti col foco,
    sù tutti col nome d'Italia nel cor.

    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori ch'è l'ora!
    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori o stranier!

    2. La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi
    ritorni qual'era la terra dell'armi!
    Di cento catene le avvinser la mano,
    ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.
    Bastone tedesco l'Italia non doma,
    non crescono al giogo le stirpi di Roma:
    più Italia non vuole stranieri e tiranni,
    già troppi son gli anni che dura il servir.

    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori ch'è l'ora!
    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori o stranier!


    3. Le case d'Italia son fatte per noi, *)
    è là sul Danubio la casa de' tuoi;
    tu i campi ci guasti, tu il pane c'involi,
    i nostri figlioli per noi li vogliam.
    Son l'Alpi e tre mari d'Italia i confini,
    col carro di fuoco rompiam gli Appennini:
    distrutto ogni segno di vecchia frontiera,
    la nostra bandiera per tutto innalziam.

    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori ch'è l'ora!
    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori o stranier!


    3a. Se ancora dell'Alpi tentasser gli spaldi,
    il grido d'allarmi darà Garibaldi,
    e s'arma -allo squillo che vien da Caprera-
    dei Mille la schiera che l'Etna assaltò.
    E dietro alla rossa avanguardia dei bravi
    si muovon d'Italia le tende e le navi:
    già ratto sull'arma del fido guerriero,
    l'ardito destriero Vittorio spronò.

    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori ch'è l'ora!
    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori o stranier!


    4. Per sempre è caduto degli empi l'orgoglio
    a dir: Viva l'Italia, va il Re in Campidoglio!
    La Senna e il Tamigi saluta ed onora
    l'antica signora che torna a regnar.
    Contenta del regno, fra l'isole e i monti,
    soltanto ai tiranni minaccia le fronti:
    dovunque le genti percota un tiranno,
    suoi figli usciranno per terra e per mar!

    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori ch'è l'ora!
    Va' fuori d'Italia,
    va' fuori o stranier

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